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lunedì 16 luglio 2012

RAZZISMO: COS’E’?


Il razzismo consiste nel manifestare diffidenza e disprezzo per chi ha caratteristiche fisiche e culturali diverse da noi. E il razzista è colui che manifesta il razzismo.  Ma se ci si ferma a questa semplice definizione non si può comprendere davvero la gravità di questo fenomeno e non ci si rende conto che il nostro comportamento può nascondere il razzismo.
Il razzista è principalmente qualcuno che soffre di un complesso di inferiorità o superiorità, cioè qualcuno che si ritiene inferiore o superiore basandosi su diversità fisiche e soprattutto culturali. Il razzista detesta tutto quello che è diverso da lui, e soprattutto ne ha paura. E’ ossessionato dalla sua sicurezza e questo lo porta a diventare aggressivo. E’ aggressivo contro chiunque non abbia le sue stesse piccole abitudini, non condivida le sue stesse opinioni, non abbia il suo colore di pelle o i suoi vestiti (in un mondo consumista come il nostro non c’è più differenza). Il razzista cerca di nascondere questa sua aggressività trovando scusanti di comodo e credendo di basarsi su prove scientifiche affatto fondate; non ammetterebbe mai la sua paura e si ama a tal punto da non avere più spazio per gli altri. E’ egoista e diffida di tutto, del diverso, come facevano gli antichi Romani, con un’unica grande differenza: il razzista segue i pregiudizi, non si sforza di conoscere di prima persona, fondamentalmente perché ignorante. Egli, infatti, generalizza partendo da un singolo caso, e non sa ridere intelligentemente: quando ride lo fa per dimostrare la sua superiorità e per disprezzare gli altri, non conosce affatto l’autoironia. Il razzista, nella sua ignoranza, è bugiardo e generalizzando predica la malafede, cercando di convincere a eliminare lo straniero. Non ha il coraggio di ammettere i propri errori, e tanto meno, di mettere in discussione le proprie idee; resta cristallizzato, immobile, in convinzioni senza fondamento. Un’altra cosa di cui il razzista ha paura è la libertà, ammette solo la propria, che gli permette di escludere quella altrui, di invadere spazi che non gi spettano, di disprezzare, di insultare. Il razzista è, dunque, pericolo e vittima. Il razzista è bestiale.
Purtroppo, come tristemente noto, nel passato il razzismo ha raggiunto vette di potere non da poco. Durante la Seconda Guerra Mondiale, il nazismo e il fascismo ebbero lo scopo di sterminare ebrei, zingari, omosessuali, oppositori politici, ecc., solo perché “diversi” da uno standard scientificamente infondato, predicato come l’unico legittimamente accettabile. La colonizzazione di fine Ottocento e del Novecento si può pensare come diretta manifestazione del razzismo nei confronti dei popoli occupati, per cui lottò Gandhi, su tutti, con la non-violenza: uomo di forte spiritualità, donò, con la sua vita, la libertà al suo popolo e insegnamenti validi in tutti i tempi e i Paesi. Anche nel Sudafrica e negli Stati meridionali degli U.S.A. fu  praticata una forte discriminazione razziale, perfino durante le attività quotidiane più basilari, dividendo bianchi e neri, all’interno degli autobus, nei ristoranti, in chiesa, nei bagni; inoltre non vanno certo dimenticate le torture e i crimini compiuti dai membri del Ku Klux Klan, ai danni dei cittadini di colore degli stati del Sud degli Stati Uniti. Contro queste scelte, questi comportamenti lottarono Martin Luther King e Nelson Mandela, uomini coraggiosi, di giustizia e pace.
Per difendersi dal fenomeno razziale è importante conoscerlo e tenere sempre presente che nessuno nasce razzista, ma che tutti possono diventarlo. E’ importante educare i bambini correttamente e far sapere loro che si può diventare razzisti più facilmente di quanto si creda. Bisogna innanzitutto imparare a conoscersi e a condividere le felicità e le tristezze con gli altri per capire in prima persona che non siamo poi tanto diversi. E poi bisogna imparare a controllare gli istinti, le pulsioni che usa il razzista, nella sua bestialità, e sostituirle con il ragionamento e l’educazione, fondandosi sul fatto che ognuno di noi è straniero per qualcun altro, perciò perché ritenersi superiori e avere paura del diverso? In fondo il razzismo non ha basi scientifiche e poi la particolarità dell’uomo è proprio la sua diversità e la sua propria identità, che lo distingue da tutti gli altri. Non bisogna avere paura di dubitare, di rimettersi in discussione, di ammettere i propri errori; non bisogna avere paura di avere coraggio, perché il razzista è proprio colui che è vigliacco. Altro importantissimo punto contro il razzismo è imparare a ridere di sé stessi. Imparare a scherzare senza prendersi sul serio, a saper mettere in luce anche i propri difetti, ridendone. Non bisogna avere paura degli altri perché il miscuglio delle genti è arricchimento e non peccato, così come lo è viaggiare e conoscere nuove culture, lontane e impensate. Essenziale è anche sfuggire dal fanatismo religioso, incubo che torna anche in ogni tempo, anche nelle società più ciniche e tecnologiche. Il fanatico si crede ispirato dal suo dio, crede di possedere la Verità e di doverla imporre sugli altri. Non si rende conto che tutte l e religioni predicano un valore comune, la pace, e non si rende conto che il suo vero inferno è proprio il razzismo.
Ciascuno di noi ha praticato e pratica piccoli gesti razzisti nel quotidiano, a volte senza nemmeno pensarci; è importante riconoscerli e sforzarci di allontanarci da essi, di eliminare i pregiudizi, di non avere paura ad ammettere le proprie difficoltà e i propri errori. Il primo passo verso la libertà, quella più vera e intima, è iniziare ad avere fiducia nell’altro, nel “diverso”, perché se noi abbiamo paura dello straniero e non lo consideriamo nostro pari, come può lui non avere a sua volta paura di noi, e rispettarci?
Roberta              
universitaria di Bologna
bibliografia: “Il razzismo spiegato a mia figlia” Tahar Ben Jelloun
filmografia: “Gandhi” di R. Attenborough, 1983;
                                               “Mississippi Burning” di A. Parker, 1988;                      
                                               “In my country” di J. Boorman, 2004

1 commento:

  1. Molto bello io sono una ragazzina di 16 anni è appena io sono arrivata in Italia tutti mi prendevano in giro perchè io sono cubana!!!!
    Colplimenti

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